1999 Reus
In Spagna trionfa ancora l'Argentina
Reus 1999: un mondiale che assomiglia ad una Olimpiade. È curioso infatti come argentini e spagnoli amino vincere in casa altrui: a San Juan, dieci anni prima, la Spagna s’impose, in finale con il Portogallo. Nell’Olimpiade del ’92, i sudamericani si presero la più bella rivincita di sempre. Poi, nel 199, il bis.
A Reus, nel Pabéllon Olimpic, i padroni di casa disputano un ottimo girone, sconfiggendo anche l’Italia per 3-0, segnando complessivamente 47 reti e subendone una sola in tutto il girone (dal francese Landrin). Nell’altro raggruppamento Portogallo e Argentina pareggiano ancora per 1-1 ed è la differenza tra le reti subite a stabilire la prima del girone.
Tutto sembra girare in favore dei padroni di casa e nei quarti di finale non accade nulla di eclatante: Italia-Svizzera 4-0, Portogallo-Brasile 8-2, Spagna-angola 6-1 e Argentina-Francia 10-0. Nessuna sorpresa, così le emozioni forti partono dalle semifinali, come ci racconta Paolo Virdi in 50 minuti di gloria “(…)i favori del pronostico che vanno interamente a Spagna ed Argentina. L’Italia senza le coppie di fratelli Michielon e Bertolucci, con l’assenza di Enrico Mariotti, le mancate convocazioni di personaggi che in nazionale avrebbero potuto ancora trovare posto, come Crudeli e Amato, ad esempio, oppure di gente come Dolce, che avrebbe potuto dare un tocco in più di esperienza, si trova con le spalle al muro nel dover affrontare una formazione di “vecchie volpi” come l’Argentina. Oltretutto con il dente avvelenato per l’ultima finale mondiale, sfuggitale di mano.
Eppure per gli Azzurri la sfida si mette su un binario positivo: dopo lo 0-0 del primo tempo, nei primi 4’ della ripresa Bresciani e Polverini portano sul 2-0 l’Italia. Meglio di così non avrebbe potuto prevedere il “credo” hockeystico di Micheli, con due reti di vantaggio e la possibilità di giocare su difesa e contropiede. Oltretutto con un Cunegatti monstre: contro gli argentini non prende gol dal 7-2 del girone eliminatorio ‘97. Ma la segnatura di Carlos Lopez al 5’25” riapre il match: la pressione sudamericana si fa pesante e il pareggio arriva per mano del “Nero” Paez, che trova l’angolo vincente. Si va ai supplementari. L’Argentina è un gruppo esperto: Gomez allena la Seleccion dall’inizio degli anni ’80, Josè Paez e Gaby Cairo hanno esperienza da vendere, Monserrat, Lopez, Salinas e David Paez forniscono grande qualità in fase offensiva, Farran ha molta “cabeza” mentre Mauricio Oviedo e Lupianez sono riserve poco utilizzate. Gli Azzurri, invece, hanno un quintetto base esperto, ma cambi molto giovani, senza esperienza internazionale: Cirilli, Ceretta, Tataranni e Antezza sono ancora troppo inesperti, anche se si comportano benissimo. Ma non basta, per vincere serve programmare tutto nei minimi dettagli. (…) nella sequenza dei rigori Lopez tira fuori e Cirilli si fa parare la conclusione; Salinas trova un grande Cunegatti, mentre Antezza tira a lato. Nella terza serie Monserrat fa gol, invece Bresciani colpisce l’incrocio dei pali. Nell’ultimo giro Cairo segna la rete della vittoria, perché Orlandi stampa il suo rigore sulla traversa. In finale vanno gli Argentini (…)
L’altra semifinale ha un epilogo simile: Spagna e Portogallo giocano un hockey speculare, con una marcatura non troppo aggressiva. I portoghesi, per nulla intimoriti e abituati a giocare nelle “bolgie” come quella di Reus, dopo 4’ sono avanti già per 2-0, grazie ad una magia di Pedro Alves e ad un gol da due passi di Tò Neves. Da quel momento inizia un assalto continuato alla porta di Silva, che capitola al 13’, per mano di Borregan, autore di una azione personale conclusa con tiro accompagnato sul secondo palo. Poi Santi Pons, un minuto dopo sigla il 2-2, accentrandosi da sinistra in un varco millimetrico. In un certo senso è l’inizio di un cambio d’epoca: il pareggio delle furie rosse è maturato grazie alle reti dei due ragazzi più giovani, di appena 21 anni.
Nei primi minuti della ripresa il protagonista è Ivan Tibau, che prima trova una conclusione da lontano, poi serve Caceres, portando la Spagna sul 4-2. Fanesi ed il brasiliano Costa hanno la perseveranza di non cadere nelle trappole psicologiche create ad hoc dai 4 mila spagnoli che assiepano il “Pavellò Olimpic”, assegnando in due minuti prima un rigore, poi un tiro diretto che Pedro Alves e Tò Neves trasformano con freddezza, eseguendo la medesima finta verso destra, alla quale Llaverola abbocca concedendo le reti del 4-4.
Il supplementare vede come protagonista assoluto l’estremo dell’Igualada, che neutralizza una conclusione a botta sicura e permette alla Spagna di sperare nel successo. Il quale giunge dalla sfida testa o croce dei rigori. In gol vanno Polan e Gaidao, poi Neves e Martinell, il quale si conferma specialista dei tiri dal dischetto, battendo ancora Guillherme Silva nei tiri ad oltranza. La gara termina 7-6 e la Spagna può sognare.
In finale l’impianto catalano registra il tutto esaurito molto prima dell’inizio del match. La Spagna sembra poter conquistare finalmente un titolo mondiale in casa, vittoria che manca addirittura da Oviedo 1976.
La finale ha un solo sussulto, raccontato da Paolo Virdi “(…)L’Argentina gioca una gara molto solida, concedendo poco ai padroni di casa ed affidandosi a Juan Oviedo, capace di neutralizzare un rigore di Martinell, ma anche un tiro di Polan a fine gara, oltre ad altri ottimi interventi. Così la finale di Reus ’99 si decide in una sola giocata a 5’ dall’intervallo: Salinas gira dietro, porta servendo Gabriel Cairo, che entra in area decentrato sulla destra e fa secco Llaverola con un diagonale incrociato di rovescio sul secondo palo. Esattamente come sette anni prima, all’Olimpiade, la Catalunya incorona l’Argentina campione del Mondo. Ci sono ancora Josè Luis Paez e Gabriel Cairo tra i protagonisti. Due uomini che sono accomunati dal destino con la regione spagnola, anche per essere i due stranieri del Barcellona e che passeranno buona pare della loro vita, almeno Gaby Cairo, nella capitale catalana (…)